Giovanna Melone Bronté
Giovanna Melone Bronté
Testo critico mostra personale di pittura di Giovanna Melone Bronté a cura di Massimiliano Bisazza
“Coaguli di quintessenza”
Giovanna Melone (alias Bronté) è un'artista torinese che ha intrapreso un lungo percorso evolutivo basato sull' auto-conoscenza. Gli studi svolti e le esperienze relative alla Cabalà Ebraica, al Buddhismo, alla psico-analisi yunghiana, all'impronta sciamanica e alla natura olistica delle cose; sono stati fondamentali nella crescita creativa e nella definizione della poetica che è ampliamente trattata nella mostra milanese in Galleria STATUTO13 in Brera a Milano.
L' auto-guarigione è possibile solo quando si giunge ad una profonda percezione del “Sé” più intimo e questo non accade mai in modo subitaneo. Gli accadimenti della vita quotidiana sono un' opportunità di crescita e, se percepiti come “combustibile dell'anima” e non soltanto come ostacoli tout court, divengono fonte di maturazione e di pulizia interiore al fine di un cambiamento risolutivo.
Nelle culture orientali, e in particolar modo nelle correnti mahayana e hinayana - rispettivamente “grande” e “piccolo veicolo”, della filosofia Buddhista - il concetto di “determinazione” è fondamentale. Difatti è determinando la propria guarigione, il proprio obiettivo, l'apertura al prossimo, che si è già deciso di attuare il cambiamento che ci condurrà al fine ultimo: la felicità assoluta e non relativa.
Le tele dell'artista Melone Bronté sono tautologiche, in quanto rafforzano con l'ausilio dell'arte visiva quanto sopra specificato, e taumaturgiche, in quanto sono l'atto finale di un'espressione autentica e creativa che nel germoglio del pensiero era già intendibile come volontà di cambiamento, di evoluzione.
I colori rientrano in svariate cromie dove le tonalità emergono quasi sottolineando la reale disposizione d'animo di Giovanna Melone Bronté sottesa nel preciso momento della sua fase creativa.
La predominanza di quella gestualità tipica dell'espressionismo astratto - in taluni casi ispirato da quell'ermetismo tipico di grandi pittori legati in qualche modo ai concetti alchemici - ci lega fortemente al linguaggio informale segnico ( si pensi a un accostamento che guarda agli stilemi di Yves Klein per esempio) che pervade le tele dell'artista torinese e che altro non è se non l'estrinsecazione del proprio “io” più autentico e ricco di afflato.
Le superfici sono variegate; dalle increspature che nel vortice spazio temporale trasformerà un secondo di dolore in un' eternità di estasi ma solo nel caso si decidesse di mutare la situazione ostica che la vita ci pone di fronte. Allo stesso modo nelle opere di Giovanna Melone Bronté si può procedere metaforicamente verso sensazioni visive e tattili di tele più inclini ad un'area pittorica decisamente più livellata.
La pittura ha sempre più valenze in base alla percezione dell'osservatore astante che entra in relazione con l'opera d'arte e che, superando il significato intrinseco che l'artista le attribuisce, ha un suo “sentire” del tutto personale; che va oltre i sensazionalismi estetici, aulici o ermeneutici ascrivibili dalla lettura altrui del manufatto artistico.
L'invito è dunque quello di avventurarsi - senza preconcetti - nel mondo artistico che Giovanna Melone Bronté ci presenta grazie all'espressione pittorica che da sempre le è affine in modo originale e genuino.
In mostra sino al 28 maggio 2016.
15 giugno 2016 18:30