Franco Mazzucchelli

 

Testo critico  mostra personale di Franco Mazzucchelli a cura di Massimiliano Bisazza




“The Inflatable Art”



Stimolare una continua ricerca spaziale, includendo l'osservatore, rendendolo partecipe fisicamente  tramite un processo mentale, sono sempre stati i punti cardine della poetica artistica di Franco Mazzucchelli; il quale ha scelto di esprimersi con l'ausilio di materiale plastico, sollecitando una potente espressività concettuale, utilizzando una sua tecnica scultorea del tutto originale e innovativa.


Per comprendere al meglio il suo lungo percorso artistico è necessario accennare sistematicamente le tappe che ha percorso negli ultimi cinquant'anni di produzione artistica che è ampiamente riconosciuta come sovversiva e provocatoria da molti illustri curatori e critici d'arte e che in parte è esposta in Brera, nella sua mostra retrospettiva presso Galleria STATUTO13.


L'idea  di relazionare l'opera d'arte e il luogo sociale, spesso con un atteggiamento ludico e curioso, utilizzando diversi materiali industriali e pvc gonfiabile è una tematica ricorrente  e facilmente rintracciabile nel suo operare. Dotato di una sensibilità quasi pragmatica ha sempre amato sperimentare, sollecitare la vena concettuale che è insita in ognuno di noi. Ecco allora che la scelta di modellare le sue opere plastiche relazionandosi con l'ambiente e l'umanità circostante ne fa un epigono tra gli artisti italiani che possiamo menzionare tra  coloro che definirei “ricercatori” dell'arte contemporanea.


Nel periodo che intercorre fra gli anni '60-'70 si cimenta nel ciclo che definisce degli “Abbandoni” (A.To A. = Art To Abandon)  dove le opere, foggiate in pvc, vennero create e destinate a inserirsi e perdersi nell'ambiente, disturbando così la percezione dello spazio circostante.

Arte che non permane nel tempo ma che è – appunto – destinata a perdersi e disperdersi; dotata di leggerezza e flessibilità.


Nel periodo che incorre tra gli anni '75 e '78, invece, appaiono le “Riappropriazioni” , nelle quali la percezione dello spazio è mutata dalla membrana del polietilene, estroflessa, proprio come se si trattasse di un “organo metaforico” che ripiega le sue forme curve verso l'ambiente che lo circonda e le linee diagonali catturano la nostra attenzione nelle saldature del materiale plastico.


Dal 1980 al 2000 la feconda attenzione dell'artista vira verso gli “Interventi ambientali”, all'interno dei quali gli oggetti artistici – spesso tubiformi o spiraliformi  – sono posti in relazione a grandi monumenti storici, creando una sorta di effetto di indubbio  spaesamento.




Dal 2000, la fantasia di Franco Mazzucchelli, ci porta su direzioni totalmente opposte rispetto a quelle che furono le appropriazioni ambientali passate; almeno a prima vista:  emerge un ridimensionamento delle opere d'arte, che saranno più piccole, intese verso un

obiettivo di maggior commercializzazione e divulgazione. Ecco la nascita delle “Bieche decorazioni” (il cui nome non ha nulla a vedere con un intenzione denigratoria del termine), nelle quali l'oggetto/quadro ha un intento di puro godimento estetico e sicuramente abbraccia una sorte di “mercificazione” dell'opera; voluta concettualmente proprio dall'artista; per poi approcciarsi al gruppo di lavori denominato “A. ON A.” (“art on art”) che evocano le azioni degli anni sessanta e settanta, dove lo spettatore è direttamente coinvolto, si mette in gioco, disegnando sulle opere gonfiabili create dall'artista.


Infine possiamo giungere alla più recente produzione titolata “REC”, nella quale

Mazzucchelli recupera vere e proprie “porzioni di opere d'arte” grazie al procedimento di rivitalizzazione della materia plastica.


Franco Mazzucchelli è un artista che ha saputo reinventarsi e sorprendere con varie novità stilistiche e tecniche, ma, pur sempre rimanendo fedele nel tempo a quell'intenzionalità di rivolgersi all'uomo, al sociale e al suo ambiente.

Potrei pensare che il suo operare artistico sia collocabile a metà tra l'Arte Concettuale (il concetto, l'idea è già opera d'arte ancor prima della mera esecuzione, ndr.) e la Land Art. Seppur quest'ultima nacque negli anni '60 con finalità che erano esterne alle persone; dove le opere erano create per l'ambiente; mentre nel caso di Mazzucchelli l'intenzione era opposta in quanto totalmente volta all'uomo, al suo divenire; era di fatto pensata per creare un ambiente per l'uomo.


Se osserviamo le Avanguardie della nostra passata produzione artistica noteremo come artisti con grande autorevolezza saggiarono le grandi sculture gonfiabili; si pensi al Gruppo Zero, Yves Klein e Piero Manzoni negli anni '60, in quel periodo durante il quale proprio Franco Mazzucchelli cominciava la sua ricerca sperimentale.

Nel contemporaneo artisti internazionali come: Paul Mc Carthy e Jeff Koons hanno ripreso il concetto di scultura gonfiabile, mentre Anish Kapoor procede nelle installazioni ambientali che echeggiano proprio tale percorso di “invasione ambientale” da parte della scultura.


A mio parere la creatività di Franco Mazzucchelli può essere annoverata tra i grandi nomi di quegli artisti che, con grande originalità e profondo intuito sensibile, hanno saputo inventare e re-inventare uno stile proprio, influenzando con le proprie idee e le  sperimentazioni sia la Storia dell'Arte passata che quella presente e capace nella stimolazione dell'arte del divenire.


“Le idee non si rifiutano, germinano nella società, poi pensatori e artisti le esprimono” .


(Cit. Lucio Fontana)


In mostra sino al 26 luglio 2016.






 

13 luglio 2016 18:30

 
 

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